Non so se vi è mai capitato, ma è una cosa molto carina e che fa riaffiorare molti ricordi.
Ho avuto l’occasione di aprire e spulciare, dopo molto tempo, in uno scatolone di mie vecchie cose dell’età adolescenziale e post-adolescenziale (fino all’inizio del secondo anno di università). E devo dire che ho trovato di tutto. E intendo di tutto, di ogni.
Ci sono i salvadanai di Italia ‘90.
C’è la radiosveglia di mio nonno.
C’è il mio miglior walkman (quello col sistema di ultrapompaggio delle frequenze basse).
C’è il mio Gameboy (!) con dentro Tetris (!!), funzionante (!!!). Sì, lo stesso che mi cadde nel cesso pieno di pipì e continuò a funzionare (sebbene senza audio e con qualche cristallo liquido andato).

C’è la mia tessera intera rete dei mezzi pubblici che ho usato per tutto il liceo.
Ci sono i primissimi appunti universitari, con qualche cosa importante qua e là e il resto a disegnini e giochi di parole.
C’è dell’incenso regalato da qualcuno circa 18 anni fa.
Ci sono biglietti di auguri degli amici del liceo, di quelli della pallavolo e di qualche familiare. Ce n’è uno di quelli musicali che ancora suona e al suo interno un commento del mio migliore amico: “io mi dissocio” (me lo aspetterei da lui ancora oggi, se lo costringessero a un simile abominio di biglietto).
C’è un biglietto di mia sorella dove mi dimostrava, come continua oggi, tutto il suo amore incondizionato (senza che io me lo meriti, tra l’altro).
Ci sono le amiche di penna francesi, olandesi, greche, belghe… Che io sognavo sognavo sognavo e infatti non ci combinavo niente e scrivevo solo in lingua.
E poi c’è tutta la mia (breve) vita sentimentale prima della mia prima storia importante (S.).
C’è l’ex grafomane, che riempiva fogli e fogli di parole e gocce di profumo, che mi hanno fatto porre alcune domande: “le ho lette tutte veramente?” e “le ho mai risposto?”.
C’è quella della prima volta, compresa la lettera con cui mi lasciava. Il giorno del mio compleanno. Scrivendomi “Tanti auguri” alla fine della lettera con cui mi lasciava. Mi pare una puntata di “How I met your mother”, a ripensarci oggi (fosse lei una delle autrici? Magari ha fatto successo in America…).
C’è quella con cui io ho fatto lo stronzo. Cioè non del tutto volontariamente: c’era stata una cosetta casta casta, io non mi sentivo impegnato… E insomma so cose che capitano da ragazzini! Devo dire che quanto mi sia sentito merda quella volta mi è bastato per il resto della vita.
C’è quella del mio primo bacio, che mandava solamente cose pucciosissime.
C’è quella… Ma chi cazz’è mo questa?
C’è pure quella che mi ha friendzonato al volo al volo proprio, pensate!
Erano altri tempi.
Tra l’altro poi si passò al digitale e (mio malgrado) ammetto che forse si è perso qualcosa.
O forse no, e fra 20 anni mi metterò a spulciare fra i log di GTalk e proverò le stesse emozioni.