Vi racconto una storia.
C’era una volta una piattaforma di microblogging nata un bel po’ di tempo fa. Questa piattaforma era caratterizzata inizialmente da una enorme libertà di espressione, donnine nude comprese. Si trovavano e facevano discussioni interessanti, accanto ai meme, vicini alle suddette donnine. Poi, qualche grande azienda ha visto che c’era tanta gente su e ha pensato “la compro e ci faccio i $oldi”. Così ha fatto, ha comprato e ha cominciato a buttare dentro pubblicità varia e cominciando a guardare male le donnine nude. Si sono succedute altre grandi aziende che hanno continuato sulla strada iniziata, senza migliorare granché la piattaforma lato software e finendo per vietare completamente le donnine nude. Solo che controllare a mano è faticoso, quindi hanno implementato un algoritmo di stampo fondamentalista che segava tutto: donnine nude, mamme che allattano, opere d’arte e persino gomiti (sic!). E quindi cosa è successo? La ggente della piattaforma ha cominciato a rompersi i cabbasisi e ha chiuso l’account, magari migrando su altri lidi meno bacchettoni e bigotti.
Questo per dire che ultimamente mi trovo a scorrere una dashboard di Tumblr composta da (anche begli) articoli di uno dei pochi sopravvissuti e dai reblog di tutti gli altri.
Che tristezza la bigotteria!